Prodotta da Cappellini, la mitica seduta del 1988 fonde linee organiche e innovazione industriale
Marc Newson non sapeva granché di design, quando a soli 25 anni, nel 1988, presentò alla mostra Take a Seat del Powerhouse Museum di Sydney la sua Embryo Chair, destinata a diventare una delle sedute più iconiche del XX secolo. All’università aveva studiato scultura e arte dei gioielli, ma nella sua formazione il ruolo più importante lo aveva svolto l’oceano australiano. Quello che guardava dai balconi dell’albergo gestito da sua madre, popolato ogni giorno da onde vertiginose e spericolati surfisti.
Erano proprio loro i suoi supereroi, all'interno di un immaginario vivace e giocoso che spaziava dai film di fantascienza alle macchine veloci. Tutto quel mondo confluì nella mitica Embryo Chair, prodotta ancora oggi da Cappellini, una seduta elegante e non convenzionale che - come dice il nome - ricalca le linee di un embrione. Presenta infatti un corpo unico in poliuretano espanso, dall’evidente rimando biomorfo, il cui schienale arrotondato si assottiglia nella parte centrale, per poi allargarsi nella seduta, sorretta da tre gambe in acciaio cromato.
Oltre alla forma particolare, la novità sta nel rivestimento in neoprene, il materiale adoperato nelle tute da sub, che qui avvolge come un guanto la stravagante poltrona, accentuandone il profilo grazie alla forza grafica dei colori in cui è proposto: bianco, blu, nero, arancio, turchese. Eccolo, il talento di Newson, che da quel momento in poi gli guadagnerà un posto nel gotha del design: fondere suggestioni diverse, sperimentare, accostando con incredibile naturalezza due sfere apparentemente lontane, come quella organica e quella industriale.
A post shared by Marc Newson CBE (@marcnewsonofficial)
Nella Embryo Chair, che lo stesso Newson definirà la sua prima opera “discernibile”, sono racchiusi già i punti cardine di tutta la sua poetica: le linee fluide e polpose di derivazione mid-century, e al contempo il tratto futurista, che insieme portano a un minimalismo estroverso, avanguardistico ma mai intimidente. Non è solo un approccio al lavoro, ma anche un indirizzo di vita, un invito a riscoprire l’ottimismo, attraverso la pienezza accogliente e amichevole di forme che riorganizzano ed esaltano il quotidiano.
A post shared by Auktionshaus Rotherbaum (@auktionshausrotherbaum)